Per primo John Bowlby usò il termine “attaccamento” per descrivere il legame affettivo che si
sviluppa tra il bambino e la figura d’accudimento primaria dopo la nascita
e durante la prima infanzia. Bowlby riteneva che il cosiddetto “sistema comportamentale d’attaccamento”
costituisse uno dei quattro sistemi comportamentali innati aventi la
funzione di assicurare evolutivamente la sopravvivenza delle specie. La
qualità dell’attaccamento si sviluppa progressivamente nel tempo con le
interazioni tra il bambino e le sue figure d’accudimento. Il tipo
d’attaccamento, o lo stato d’attaccamento dell’infante nei confronti della
sua figura d’accudimento è in parte determinato dall’interazione tra i due,
e in parte dalle rappresentazioni mentali
dell’attaccamento detenute dalla figura d’accudimento. Nella sua
opera fondamentale, costituita da tre volumi sull’attaccamento e sulla
perdita, Bowlby (1969, 1973, 1980) scrisse che i legami d’attaccamento
hanno quattro caratteristiche fondamentali: il mantenimento della prossimità
(voler stare fisicamente vicino alla figura d’attaccamento), l’ansia da separazione, il rifugio sicuro (la ricerca di
sostegno e riparo nella figura d’attaccamento, quando il bambino percepisca
il pericolo o quando si senta ansioso), e base sicura (l’esplorazione del mondo sapendo che la figura
d’attaccamento proteggerà il bambino dal pericolo). Le relazioni
d’attaccamento si evolvono nel corso dei primi due anni di vita e oltre, ma
cosa più importante è che le relazioni d’attaccamento precoci coincidono
con un periodo temporale in cui si verifica uno sviluppo neurologico
significativo del cervello, e dunque, la
loro qualità inevitabilmente determina il costituirsi di una serie di
caratteristiche psicologiche, legate a schemi mentali e relativi registri
di memoria semantici ed emotivi, che influenzano la qualità e la dinamica
delle relazioni interpersonali con forte coloritura affettiva.
Durante i primi anni di
vita, dunque, sulla base della qualità delle relazioni d’accudimento
primarie si sviluppa in ciascun individuo un modello d’attaccamento
caratterizzato da schemi mentali e modelli operativi interni improntati
alla sicurezza o all’insicurezza. Una volata costituiti, i modelli operativi interni dell’attaccamento
si mantengono relativamente stabili durante il ciclo evolutivo, e
influenzano, soprattutto inconsciamente, la dinamica delle relazioni
interpersonali significative. Gli studi, per esempio, hanno dimostrato che la
qualità dei modelli d’attaccamento adulti influenza anche la scelta del
tipo di partner, e poi, le dinamiche della relazione di coppia.
Le ricerche degli ultimi decenni nel campo dell’attaccamento hanno
evidenziato con una certa chiarezza che i modelli d’attaccamento adulto insicuri correlano con un’ampia
gamma di disturbi e di sintomatologia psicologica. Nella mia stessa
pratica clinica ho avuto modo di riscontrare quanto importante sia la
correlazione tra la qualità dei
modelli d’attaccamento adulti e la presenza di problematiche psicologiche.
In una mia ricerca, pubblicata nel
2011 (“Un contributo alla ricerca sulla differenziazione del Sé e alle sue
implicazioni in ambito clinico”, Psichiatria
& Psicoterapia, 30, 4, 233-256, 2011), ho rilevato che il 76% dei
soggetti del campione clinico in studio era caratterizzato da un prototipo
d’attaccamento insicuro, di cui il 64% aveva strutturato un prototipo
d’attaccamento adulto improntato a un elevato livello d’ansia, e che tanto
più elevata era l’ansia relazionale d’attaccamento, quanto più i modelli
rappresentazionali del Sé e degli “Altri significativi” avevano una
connotazione negativa. I risultati del mio studio suggerivano inoltre che sembrerebbe esistere una correlazione
tra alcune componenti dell’attaccamento adulto insicuro e una scarsa
differenziazione del Sé: in particolare emergeva che a un basso livello
individuativo di differenziazione del sé generalmente si accompagna la
strutturazione di un prototipo d’attaccamento adulto insicuro,
caratterizzato da un’elevata ansia e da un modello rappresentazionale del
Sé negativo, e che i prototipi d’attaccamento insicuri di tipo ansioso
(preoccupato e timoroso) si accompagnano a un’elevata reattività emotiva,
caratterizzata da scarsa capacità autoregolativa di modulazione dei propri
stati emotivi, e a un elevato tenore di fusionalità caratterizzata da un
ipercoinvolgimento emotivo e da un’alta iperidentificazione con “Altri
significativi”.
Un corpus notevole di evidenze cliniche e di studi
suggerisce ormai l’opportunità e la costruttività terapeutica di lavorare
psicoterapicamente sulle componenti dell’attaccamento adulto del paziente,
data la grande importanza da esse detenuta sui modelli rappresentazionali
del Sé e dell’altro e di conseguenza sulla dinamica delle relazione
affettive significative, e per l’ormai provata correlazione con l’esistenza
di sintomatologia e disagio psicologico. Nella mia pratica clinica sono solito dare grande importanza alla
connotazione del modello d’attaccamento adulto che caratterizza il
paziente, attraverso una procedura di valutazione e di progressiva
consapevolizzazione delle sue dinamiche e della sua incidenza nelle
relazioni e nella sfera esistenziale dello stesso. Svolgere un lavoro psicoterapeutico sul proprio modello
d’attaccamento, qualora esso risulti marcatamente insicuro, dovrebbe
significare armonizzare le proprie relazioni significative, incrementare il
livello d’autostima e di differenziazione del Sé. Per questi motivi nel
mio lavoro psicoterapeutico con il paziente, attribuisco sempre una posizione
centrale alla valutazione del prototipo d’attaccamento, e se necessario a
un lavoro centrato sulle sue implicazioni, nel tentativo di correggerne le
componenti disfunzionali.
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Viola. Tutti i diritti riservati.
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